Cosa sono i Big Data e perché saranno sempre più importanti

Oggi Big Data è un termine che viene sempre più usato e abusato, molto spesso da chi in realtà non sa nemmeno di cosa stia parlando. Big Data, in effetti, è un termine altisonante che riempie, impressiona, è uno di quei termini che si usa perché “fa tendenza”. Ma a fare grande un business non è il nome che viene utilizzato per gli strumenti a disposizione dell’azienda, ma quello che questi stessi strumenti permettono di fare.

È il caso appunto dei Big Data che sono una rivoluzione per diversi settori del marketing e delle infrastrutture IT, ma non solo. Proviamo comunque a spiegare in parole semplici cosa sono e perché rappresentano una vera svolta.

Bisogna fare solo una premessa prima di partire: il termine Big Data non deve confondere. Big Data infatti, non si riferisce soltanto alla mole di dati che può essere messa a disposizione a un’azienda. Vediamo perché.

Pensiamo per un attimo alla quantità enorme di dati che vengono generati ogni giorno: computer, telefoni e vari dispositivi mobili, acquisti elettronici, vari sensori come data logger per il monitoraggio sulle stazioni meteo o altri utilizzi, nonché le informazioni riguardanti mezzi di trasporto, sia pubblici che privati e molto altro.

Riuscite a immaginare? No, soprattutto sapendo che l’ordine dei dati generati ogni giorno è di 10²¹ byte, si è dovuto persino trovare un termine per questo valore, ossia lo Zettabyte, numero record nella storia dell’informatica.

Tuttavia, per quanto questo numero possa essere impressionante, non è la vera rivoluzione portata dai Big Data, ma il modo in cui questi dati vengono raccolti, analizzati e quindi sfruttati per cercare dei riscontri su tematiche specifiche.

Ecco un esempio pratico che possa aiutare a capire: non molto tempo fa, un ricercatore che doveva analizzare una mole di dati enormi per quel periodo, ma che oggi potremmo definire di media o addirittura piccola entità, necessitava di computer all’avanguardia e comunque ci sarebbe voluto molto tempo. Oggi quella stessa mole di dati può essere analizzata in brevissimo tempo e con un portatile che supporti il sistema d’analisi utilizzato.

Ecco la rivoluzione dei Big Data e cosa ha comportato:

  • Vantaggi in tema di velocità di analisi e risultati di ricerca, in quei settori che prevedono l’installazione di diverse apparecchiature e il relativo software che le gestisce (fleet management).
  • Semplificazione della gestione delle infrastrutture fisiche e dei servizi che queste offrono (facility management).
  • Potenziamento della sicurezza della privacy e delle informazioni di un sistema informatico o di un server (cybersecurity).
  • Snellimento delle procedure di adeguamento tecnologico e passaggio di archivi e dati dal formato cartaceo a quello digitale (digital trasformation).

Per dirla in parole povere, ogni qual volta un’azienda ha bisogno di sapere come fare per trovare una soluzione efficace, prendendo in esame una grande quantità di dati da elaborare per capire quale sia lo strumento più adatto alle esigenze incombenti, si fa ricorso ai Big Data.

Se dovessimo dare una definizione di Big Data che sia abbastanza obiettiva, potremmo dire che è la capacità di diversi strumenti di ricerca che lavorano in simbiosi, di trovare un collegamento tra le varie informazioni raccolte, per fornire all’utente una visuale completa dei dati sensibili per i propri bisogni, dai quali estrapolare la miglior soluzione possibile.

La rampa di lancio dei Big Data è sicuramente stata il settore informatico ma oggi l’utilizzo di questo strumento è utilizzato per scopi commerciali, ma anche personali più disparati, come il settore automobilistico, il settore medico, scientifico in generale, finanziario e perfino il settore video ludico, che oggi vive grazie alle informazioni che gli utenti condividono continuamente sulla rete.

E se pensate che i sistemi di ricerca utilizzati nei film polizieschi o di spionaggio nei quali mettendo insieme tutte le informazioni raccolte, si riesce a scovare il soggetto pericoloso o scoprire i suoi piani, siano solo fantascienza e robe da film, sappiate che nel 2008, il sistema di ricerca di Google riuscì a prevedere la diffusione di focolai d’influenza negli USA, molto prima dello stesso ministero della salute, analizzando l’impennata di registrazioni presso le diverse strutture ospedaliere.