Internet universale: realtà o utopia?

Internet universale: realtà o utopia?

Chi pensa che nel 2018 internet universale sia una realtà si sbaglia di grosso. La completa accessibilità alla rete resta e resterà sempre soltanto un’utopia. Secondo i dati più recenti, infatti, ancora ben due miliardi e 300milioni di persone vivono ancora oggi in zone del mondo dove internet non è un bene accessibile a tutti. Parliamo di oltre il 30% della popolazione globale e di luoghi dove la navigazione anche sporadica è una questione lontanissima per la maggior parte dei cittadini. In queste aree, infatti, un solo Giga di internet vale più del 5% dello stipendio e in alcuni posti fino al 20%, quando il limite accessibile non dovrebbe superare il 2%. Questo vuol dire che navigare, occuparsi della configurazione modem e consultare la rete è ancora un sogno per molte persone in tutto il mondo.

Internet universale, la situazione nel mondo

Il trend in termini di Internet universale e accessibilità della rete è comunque in aumento in questi ultimi anni, soprattutto grazie al miglioramento tecnologico della comunicazione e dell’informazione. Tuttavia, rimangono offline quelle aree del mondo ancora in via di sviluppo, soprattutto a causa di problemi infrastrutturali, che non rappresentano una priorità per i governi di questi Paesi. I numeri aggiornati arrivano dalla ricerca della Alliance for Affordable Internet (A4Ai), che mette assieme imprese, governi e cittadini con l’obiettivo di creare strategie globali e trasformare internet in un bene universale o quasi. Obiettivo inserito nei Global Goals per lo sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni Unite, entro il 2020. Obiettivo chiaramente fuori portata, visto che con queste cifre non si avranno miglioramenti effettivi prima del 2043.

I costi della navigazione nel mondo

Il report si concentra su 61 paesi più esposti al problema e mette in luce che meno del 25% di essi dispone di una rete accessibile alla popolazione. Naturalmente, il continente più problematico rimane ancora oggi l’Africa, soprattutto la regione sub-sahariana, dove la connessione sfiora il 10% del salario mensile e, proprio per questo, 1 cittadino su 4 è completamente offline. I costi maggiori per internet si hanno nello Zimbabwe, dove un piano dati con 30 minuti al giorno per navigare può costare anche un terzo dello stipendio. Situazione grave anche in Sudan, in Malawi, in Liberia, in Sierra Leone, nella Repubblica Democratica del Congo e in Etiopia.

Come si misura l’accessibilità alla rete

Il parametro per misurare e valutare la complessità del problema è cosiddetto Affordability Drivers Index (Adi), che dà informazioni sul modo in cui un Paese regolamenta la navigazione e i costi necessari per far accedere i cittadini a internet. Questo indice, quindi, non consiste nel prezzo effettivo del servizio, ma in una valutazione delle infrastrutture, dell’adozione della banda larga e assieme del contesto politico specifico.